Micromobilità in Ticino: Rivoluzione Sostenibile o Sfida da Gestire?

Negli ultimi anni, le nostre città stanno cambiando volto. Sempre più spesso capita di vedere monopattini elettrici sfrecciare accanto alle auto, biciclette prendere il posto degli scooter e persone che, invece di correre a prendere l’autobus, optano per mezzi più agili e compatti. Questa trasformazione si chiama micromobilità e sta rivoluzionando il modo in cui ci muoviamo, anche in Ticino.

L’idea è semplice: ridurre il traffico e l’inquinamento favorendo veicoli leggeri, elettrici o non motorizzati, perfetti per brevi tragitti urbani. E i numeri confermano il trend. Nel 2022, il trasporto pubblico in Ticino ha registrato una media giornaliera di oltre 130’000 passeggeri tra bus e treni regionali, segno che sempre più persone stanno cercando alternative all’auto privata. D’altro canto, il nostro cantone conta ancora 632 auto ogni 1’000 abitanti: un dato che ci ricorda quanto sia ancora radicato l’uso della macchina per gli spostamenti quotidiani.

Chi ha provato la micromobilità lo sa: è una soluzione che permette di muoversi velocemente nel traffico, evitando ingorghi e problemi di parcheggio. Ma non è tutto rose e fiori. La sicurezza è un tema centrale: nel 2022, in Svizzera, i monopattini elettrici sono stati coinvolti in 601 incidenti, con 512 persone ferite, di cui 114 in modo grave. È importante notare che l’effetto dell’alcol è risultato essere una causa frequente negli incidenti con monopattini elettrici.

Un’altra sfida riguarda le infrastrutture. Se vogliamo che più persone scelgano la micromobilità, servono più piste ciclabili, più parcheggi per biciclette e monopattini e, soprattutto, una migliore integrazione con il trasporto pubblico. Il Ticino ha già fatto alcuni passi avanti: attualmente la rete ciclabile segnalata è di 368 km e l’obiettivo è ampliarla ulteriormente nei prossimi anni. Ma è sufficiente?

Forse la vera domanda è un’altra: siamo davvero pronti a cambiare le nostre abitudini? Perché alla fine la micromobilità non è solo una questione di mezzi di trasporto, ma di mentalità. E su questo, c’è ancora tanta strada da fare.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *